mercoledì 28 giugno 2006

Cevapcìcì

Certo noi a Trst semo abituai a magnar cevapcìcì, te se li fa a casa sulla griglia, oppur te va in sagra e te se ciol una de ciba con zivola, normale no ?
Ma mi li go portai in trasferta a Treviso.
Risultato: sucesson !!
Tutti a domandar come i xe fati, e de portar altri !!
A tal proposito ringrazio Lorenzo (in foto), amico bechèr de Roian, che me ga preparà una grigliata mista mondiale.
Naturalmente con la grigliata nostrana no podeva mancar la mitica salsa Ajvar, che la ga durà meno dei ciba!! (ciba xe cevapcìcì in curto)
Quindi de seguito meto delle ricette de cevapcìcì per chi vol provar farli casa !

A dimenticavo, se pasè de Lorenzo, provè a cior la tartara che el fa lui, che xe una roba spaziale!

(Ciò con tutta sta pubblicità che ghe fazo speremo che el me scurti el raciun !!)

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Cevapcici E' un piatto tipico dei Balcani di origine serbo – croata, è presente nella cucina triestina e goriziana; sono polpettine di carne della grandezza e forma di un dito, cotte alla brace e servite con fettine di cipolla cruda e talvolta con salsa ajvar (buonissima salsa piccante).

Ricetta per 4 persone

Ingredienti cevapcìcì

300g di carne di manzo
300g di carne di maiale
300g di carne di castrato o agnello
sale q.b.
pepe se gradito


Preparazione:
Macinare le carni insieme ed impastarle con un po' di sale e pepe, poi formare con le mani delle polpettine a forma di bastoncino (le dimensioni sono approssimativamente quelle di un dito). Arroventare una piastra liscia sul fuoco e arrostire i cevapcici rigirandoli spesso finché non diventano scuri (ma non bruciati). Servire caldi accompagnati da salse saporite come ajvar, ketchup, senape o rafano.


Ingredienti salsa ajvar

cipolla,
melanzana,
peperone,
pomodoro,
aglio,
olio d'oliva

Preparazione:
Soffriggere nell'olio la cipolla poi aggiungere melanzana, peperone, pomodoro a pezzetti e uno spicchio d'aglio. Cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti coperto. Aggiustare di gusto con sale, pepe e peperoncino e frullare tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.

sabato 24 giugno 2006

Osmiza !!



Demo in OSMIZA !! Frase tipica de peteson Triestin !
Si perche per noi andar in osmiza, xe come per un venezian andar in barca: tradizion ,passion, bisogno.

Praticamente ottavi de teran de butar zo indrioman.
Insoma no se pol star senza, se no se va in crisi de astinenza !!

Se gira e volta per el carso e zone limitrofe de Trst in zerca de fraschi che te indica la strada per l' osmiza più vicina.
Se fa un tur de osmize dove se bevi se magna se canta e se va via allegri o cattivi, dipendi dala bala che ognun ga !
Poi soto el frasco el triestin bevi e xe amico de tuti, strano ma vero, anche dei carsolini e dei lucheti !!

Questo in foto xe el mio amico Sandro (detto pippo alcol, causa relazion con una certa Katia e amor per la bibita) che alla fine de un tur per le osmize el se ga fermà in bareto de Alex a concluder con un bambus e un spriz, perchè el gaveva arsura!!

Qua soto go tacà qualche articoleto sulle osmize per chi vol farse una cultura e per chi che xe foresto, se parla de osmize, frasche, teran, lucheti, ecc ecc

ON AIR: Andrea Guzzardi - Osmiza

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Un mondo tutto da gustare e da scoprire, mappa alla mano, seguendo le pittoresche stradine carsiche. Un mondo fatto di delizie alimentari, molto agreste e genuino dove si possono gustare il vino locale (Terrano) e i sapori intensi degli affettati di produzione casalinga.

Avete già l'acquolina in bocca? E allora andate in Carso!
Ma come scovare un'osmiza (osmica)?
Il motto è:"Va' dove ti porta la frasca".. e non ti sbaglierai! Per i più curiosi aggiungiamo che il termine "osmica" deriva da osem, ovvero "otto" in sloveno: tali erano i giorni d'apertura concessi in origine ai gestori per la vendita dei propri prodotti

Gli abitanti del luogo lo sanno; gli studenti e le altre persone provenienti dal resto dell'Italia e del mondo lo imparano in fretta. La frasca, più comunemente nota come "osmiza", è un universo ricco di delizie, e la primavera è la sua stagione di gloria. Donzelle e giovinotti perennemente a dieta possono restare a casa: ma chi non teme le calorie e affronta spavaldamente la minaccia del colesterolo sa che in osmiza si mangia. Tanto, bene, e a prezzi politici. Non ci sono due osmize uguali: ognuna offre prodotti di qualità diversa, dal vino all'onnipresente suino, che viene portato in tavola sotto ogni forma conosciuta al palato umano. Cotto caldo con kren grattugiato, pancetta di tutti i tipi (cruda, cotta, affumicata, pepata e via mangiando), ossocollo, prosciutto crudo, salame, porcina. Il tutto accompagnato dalle immancabili fette di pane (spesso casereccio), da formaggi di vari tipi (delizioso il Tabor) e sottaceti.

I frequentatori incalliti si contraddistinguono perché ordinano immediatamente un uovo sodo a testa (in osmiza, infatti, non si va da soli come al bar.) Una credenza diffusa, infatti, vuole che quest'uovo sia in grado di "stagnare", da solo, torrenti di Terrano e di Malvasia carsolina e frane di salumi assortiti. Tanto può la fede umana.
L'osmiza è un luogo accogliente, casereccio, informale, e meta perciò di compagnie rumorose e spesso armate di chitarra. Facoltativo, ma consigliato, un repertorio di canzoni triestine; ma vanno bene anche i sempreverdi come Battisti e De Gregori. Il Terrano provvede comunque a fare in modo che le canzoni, dopo un po', si assomiglino tutte; spesso il chitarrista cade sotto il tavolo per l'ebbrezza e gli altri neanche se ne accorgono.

L'importante è andarci con lo spirito!!!
Durante la bella stagione, i paesi del Carso offrono molteplici possibilità di svago tra cibo, vino, musica e balli. Nelle caratteristiche "osmizze" è possibile acquistare o consumare i tipici vini locali direttamente nei locali o addirittura nella cantina del produttore grazie ad un decreto del 1784, emanato da Giuseppe II che permetteva agli agricoltori di vendere vino sfuso prodotto in casa per un periodo di otto giorni.
Proprio dalla durata della concessione, otto giorni (osem in sloveno) deriva il nome "osmizza". Ancor oggi, a turno, i contadini dell'altipiano aprono le loro cantine, offrendo i generi alimentari da loro prodotti.



TRIESTE Osmize

Germani Sonia
Via Commerciale, 180 - Opicina - tel.040/43267

Hrovatin Stanislao
Via Nazionale, 92 - Opicina - tel.040/211454

Pertot Guerrino
Strada per Longera, 274 - Loc. Longera

Ziberna Stefania
Via delle Peonie, 3 - Opicina - tel.040/215260

Nadusek Margaret
Via del Castelliere, 79 - Loc. Cattinara

Agriturismo Horse Farm
Loc. Basovizza, 338 - tel.040/226901




MUGGIA Osmize


Bertocchi Danilo
Loc. Rio Storto, 22 - tel.040/274834

Cendak Rodolfo
Loc. Francovec, 236 - tel.040/383667

Furlancich Luciano
Loc. Darsella, 28/B - tel.040/271856

Tull Fontanot Livia
Via Colarich, 78 - tel.040/273044

Nicolini Livio
Loc. Fontanella, 26 - tel.040/272508

Agriturismo Scheriani
Loc. Darsella di San Bartolomeo, 20 - tel.040/272591




SAN DORLIGO DELLA VALLE Osmize


Brajnik Alfredo
Loc. Domio, 172 - tel.040/362941


Copacic Modesto
via Maovaz, 6/1 - tel.040/280528

Corbatti Zoran
Loc. San Giuseppe della Chiusa, 85 - tel.040/281399

Cosma Primavera
Loc. Sant'Antonio in Bosco, 57 - tel.040/228407

Derganc Maria
Loc. Log, 1 - tel.040/680777

Flego Antonio e Laura
Via Rosani, 29/1 - Loc. Borgo San sergio

Graziola Carmen Milena
Loc. San Dorligo della Valle, 445 - tel.040/228511

Kraljic Sergio
Loc. Prebenico, 99 - tel.040/232577

Petaros Emilio
Loc. S. Antonio in Bosco, 76 - tel.040/228671

Petaros Vittoria
Loc. S. Antonio in Bosco, 46 - tel.040/288407

Pozru Zahar Maria
Loc. S. Antonio in Bosco, 119 - tel.040/228494

Salvi Francesco
Loc. Crociata di Prebenico, 75 - tel.040/231588

Zagar David
Loc. S. Antonio in Bosco, 57

Zerjal Mario
Loc. San Dorligo della Valle, 161 - tel.040/228220




ALTIPIANO Osmize


Budin Giovanni
Loc. Sales, 65

Budin Vladimiro
Loc. Sales, 65

Humar Skerk Alessandra
Loc. Sales, 51 - tel.040/229487

Percic Silva
Loc. Sales, 43/a

Stolfa Fortunato
Loc. Sales, 46

Cante Luigi
Loc. Prepotto, 18 - tel.040/200760

Colja Elvira
Loc. Tarnovizza, 14 - tel.040/200898

Doglia Marcella
Loc. Samatorza, 14

Doljac Ervin
Loc. Samatorza, 22

Fabjan Sonja
Loc. Samatorza, 20

Gruden Mario
Loc. Samatorza, 17 - tel.040/229449

Vidoni Serena
Loc. Samatorza, 2

Furlan Igor
Loc. Gabrovizza, 27

Furlan Luigi
Loc. Sgonico, 64

Kobal Daria
Loc. Sgonico, 74

Kocman Giovanni
Loc. Sgonico, 59

Kodram Silvana
Loc. Sgonico, 58

ilic Mario
Loc. Sgonico, 71

Zigon Marta
Loc. Sgonico, 36

Raubar Angela
Loc. Rupingrande, 49

Puric Emilio
Loc. Rupingrande, 15 - tel.040/327446

Milic Olga
Loc. Rupinpiccolo, 2

Sabec Cvetka
Loc. Bristia, 3

Poropat Maria
Loc. Coludrozza, 16

Cante Ada
Loc. Slivia, 25 - tel.040/200750

Cossutta Angela
Loc. Santa Croce, 198

Ferfoglia Paolo
Loc. Medeazza, 6 - tel.040/208726

Agriturismo Colja Giuseppe
Loc. Samatorza, 21 - tel.040/229326

Gruden Zbogar Eugenia
Loc. Samatorza, 47 - tel.040/229121

Milic Dusan
Loc. Rupinpiccolo, 38 - tel.040/229285

Skabar gomizelj
Loc. Rupingrande, 32 - tel.040/327240

Milic Stanko
Loc. Sgonico, 34 - tel.040/229164

Succi Maria
Loc. B.go Grotta Gigante

Zivec Barbara
Loc. Coludrozza, 14 - tel.040/229279

Mezzaluna
Loc. Malchina, 54/a - tel.040/291529

Milic Andrea
Loc. Sagrado, 2 - tel.040/229383

Fattoria Carsica "BAJTA"
Loc. Sales, 108 - tel.040/229331

Radovic Nevo
Loc. Aurisina, 138/a - tel.040/200173

APERTURE OSMIZE





La strada del Terrano è un itinerario enogastronomico che attraversa il Carso triestino toccando le trattorie e i ristoranti dove si può gustare il Terrano, un vino particolare, raro e caratteristico.

Il Terrano è un vino secco, ottenuto dai vitigni del Refosco, che deve il suo sapore unico e originale alla terra rossa del Carso, al clima di queste terre, al sole e alla cura dei viticultori locali.
Il Terrano è un vino antico, profondamente radicato nel territorio carsico. Un vino a cui era logico dedicare un itinerario di degustazione.

La strada del vino Terrano coinvolge tutto il Carso triestino e tocca 17 trattorie o ristoranti dove abbinare i piatti più tipici della tradizione locale al vino principe dell'enologia carsolina. Il suggerimento è di gustare il Terrano con gli affettati, la selvaggina e i piatti di carne in genere. Il suo sapore e il suo aroma saranno esaltati.



Trovare le insegne con il grappolo stilizzato della strada del Terrano è veramente facile. I ristoranti e le trattorie dove gustare il vino rosso carsolino si incontrano a Malchina e a Opicina, a Gabrovizza a Rupingrande. Come oasi di degustazione sapranno farvi dimenticare i sapori scialbi e insipidi che spesso ritroviamo nei piatti di ogni giorno.


La zona di produzione "Carso" comprende un territorio ridotto ma ancora integro, poco intaccato e molto eterogeneo. Un ambiente tenacemente conservato, che dona uve preziose e vini di spiccata personalità.

Sul Carso, quindi, si punta sulla qualità più che sulla quantità. Attualmente il marchio D.O.C. nella provincia triestina è riservato a Vitovska, Terrano, Chardonnay, Malvasia, Sauvignon, Merlot e Refosco. Tutti vini veri, genuini. Tutti vini da provare.

venerdì 16 giugno 2006

Finalmente un pesse !


Un apneista perfetto, super equipaggiamento de incursor della marina, tutto per andar soto acqua in apnea, sciopi cortei computer, manuale pratico dell' imboscata al pesce, adirittura l'eco scandaglio sul caicio per veder i brachi de pese, ma niente neanche un guato de scoio per el gato!

Dopo anni de tentativi zio Gianni finalmente ga ciapà un pese.

Un povero branzin depresso che voleva suicidarse fazendo un opera pia !!

Si sto povero branzin de sei etti el pasava per là, pensando come far , quando el ga visto el sciopo el se ga meso davanti !!

martedì 13 giugno 2006

Trieste


Trieste

Ho attraversato tutta la città.
Poi ho salito un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa un'aria strana,
un'aria tormentosa,
l'aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

(U. Saba, Trieste)

domenica 11 giugno 2006

Corso ATP





Nel mese di maggio ho passato una settimana a Quinto di Treviso, a svolgere un corso chiamato ATP (autoprotezione in ambiente acquatico) uno di quei corsi che noi pompieri svolgiamo con frequenze regolari per apprendere nuove procedure standard e di sicurezza da applicare nel soccorso tecnico urgente.
In pratica questo pacchetto formativo intende qualificare il personale operativo all'azione di contrasto del rischio acquatico, come la valutazione dell'ambiente, i corretti dpi (dispositivi di protezione individuale) da adottare, la sicurezza dell'operatore, le manovre di soccorso per il recupero di un pericolante in acqua.

Oltre che far conoscere all'esterno del Corpo Nazionale, le nostre attività, con questo post, volevo ringraziare tutto il gruppo di lavoro che ha partecipato al corso, raggazzi fantastici molti dei quali non conoscevo prima.
Ma in particolare il mio ringraziamento va a Davide, (detto El Guz o Zingano) "mamolo de Grao" in dialetto Gradese, che significa, Ragazzo di Grado, amico e collega, mio guru spirituale, che ha organizzato il corso in maniera esemplare pur avendo incontrato degli ostacoli non di poco conto.

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martedì 6 giugno 2006

Emancipazione donna


Finalmente è uscito il sole, così ne ho aproffittato per recarmi al mare finalmente, dopo giorni quasi invernali. Munito di radiolina con annesso MP3, e varie riviste mi stendo sulla sdraio, e comincio a sfogliare un catalogo con articoli curiosi "D-Mail" che mi è arrivato per posta.
Se non che a un certo punto mi imbatto in un articolo alquanto strano.
E scusate ma propio non ho potuto fare a meno di farmi una grossa risata,va bene la parità dei sessi, ma far fare la pipì in piedi a una donna mi sembra esagerato !!
Pipì in piedi donna

venerdì 2 giugno 2006

Il Piave


Il Piave mormorò: non passa lo straniero."

E' il verso più noto de "La leggenda del Piave", una celebre canzone del 1918 di E.A.Mario, peseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta, autore delle parole e della musica.
Un ministro del tempo ebbe a dire che "la Leggenda del Piave giovò alla riscossa nazionale molto più di un generale, e valse a dare nuovo coraggio ai soldati, quanto mai demoralizzati per la ritirata di Caporetto".

Questa canzone fu talmente amata, anche nei decenni succesivi alla grande guerra, che "rischiò" di diventare l'inno nazionale. L'idea fu di De Gasperi, quando l'inno di Mameli era stato adottato come inno provvisorio (e provvisorio è rimasto per 60 anni, solo di recente è stato ufficializzato), il quale propose al compositore di scrivere un inno della Democrazia cristiana, garantendo, in cambio, che avrebbe proposto di adottare "La leggenda del Piave" quale inno nazionale.
Ma il nostro autore, poco disponibile a compromessi e scambi di favori, rispose che lui scriveva solo con il cuore e non su commissione. E non se ne fece niente.
Mi sembra un doveroso atto di omaggio ricordare oggi questa suggestiva canzone ed il suo autore, uno dei più prolifici della storia della musica popolare italiana.
Ma vuole essere anche un omaggio alla memoria di tutti i caduti della grande guerra (furono 600.000).
Potrebbe sembrare retorico, ma ogni tanto non guasta ricordare che c'è stato un tempo in cui i ragazzi non inseguivano falsi miti e il facile successo, non si scambiavano sms, e non c'erano grandi fratelli.
Allora li chiamarono "I ragazzi del '99" ed oggi vengono ricordati giusto da qualche indicazione toponomastica.
Ma loro, niente più che "ragazzi" andarono al fronte e molti di essi ci lasciarono la vita.
In questi altopiani carsici combatterono i nostri nonni e molti non tornarono più a casa.
Alla loro memoria è dedicata questa canzone.

La leggenda del Piave (E.A.Mario)

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera !

Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.

S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero
il Piave mormorò: Non passa lo straniero !

Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poichè il nemico irruppe a Caporetto.

Profughi ovunque dai lontani monti,
venivan a gremir tutti i suoi ponti.

S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio dell'onde.
Come in un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: Ritorna lo straniero !

E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora !

No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti !

Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: Indietro va, o straniero !

Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento !
Fu sacro il patto antico e tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti !

Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore.

Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò nè oppressi, nè stranieri.
Ascolta la qui

giovedì 1 giugno 2006

Ga pagà Walter !!

Cari amici naviganti, xe propio el caso de far un avviso hai naviganti (del web naturalmente) Ga pagà Walter e za questa xe una notizia, ma non fermemose qua.
Sei caliceti, si sei caliceti, insomma do giri in tre, un raciun de ben 18 eurazi !!! Bon ga pagà Walter, e bon iera prosecchini, bon ierimo sentai fora, bon iera un local de fighi, bon iera tanta fauna, bon... ma tre euri al bicchier me par un fià tantini.

Va ben ga pagà Walter e lora la me xe andada anche ben, se non che, vado cior la macchina nel park de foro ulpiano, dalle quattro e mezza fin le sei e mezza. Rivo al sportel e naturale che no i saluda, el cazza el biglietto nella machinetta, totale, tre euri e sessanta, insomma no go neanche finì de imprecar per i 18 eurazi de prima che i me scava sette carte vecie da mille per due orette de parcheggio.

Eppur xe tre giorni che i ne tambasca per television che l'inflazion la se stabile è in qualche caso la se scesa.
Si la se scesa, in monaz.. de su mare porc.. putt. vacc. impest. de mer.. de bus del cu.. de can de caccia. Fanculo!!

Per tornar a noi, i muloni della foto xe miei due amici, non che colleghi Roby e Walter rispettivamente, gavemo passa due orette in allegra compagnia, e a farse i oci sulla fauna che passava per via S.Nicolò. A proposito de fauna Roby xe in zerca, insoma el xe senza compagnia, mentre mi e Walter semo sistemai per le feste, anche se l'omo xe sempre in zerca per natura !!!
Ciauu alla prossima, speremo più seria !!

Since: 28/05/2006